Il diario della missione. Nuovi progetti per l’Ospedale HEWO di Quihà

I chirurghi Giorgio Pasquini, Alberto Angelici e Bruno Perotti insieme al medico di laboratorio Claudio Gambetta, all’anestesista Sergio Gaudino e agli Infermieri Mauro Lucarelli e Giacomo Lanzara, in questi giorni stanno prestando la loro opera al servizio della comunità HEWO di Quihà attraverso una duplice attività: quella sanitaria, declinata nei vari servizi di chirurgia generale, ambulatorio chirurgico, consulenza chirurgica, anestesia e diagnostica di laboratorio, e quella organizzativa con la fornitura di dispositivi diagnostici e terapeutici. Obiettivo della missione è anche l’attivazione di due progetti a lungo termine. Si tratta di una collaborazione tra l’Università “La Sapienza” di Roma e la “Mekelle University”, con il coinvolgimento del Ministero della Salute del Tigray e dell’HEWO Hospital di Quihà, che mira al raggiungimento di obiettivi didattici, formativi e di ricerca ed un progetto destinato all’inserimento lavorativo delle donne in difficoltà della comunità attraverso attività di supporto.
Riportiamo di seguito il Diario della Missione, curato dal Dottor Claudio Gambetta, che ci arriva direttamente dall’Etiopia e ci restituisce una vivida immagine delle attività realizzate dalla Onlus Lazio Chirurgia Progetto Solidale attraverso l’opera dei suoi volontari.
Il DIARIO DELLA MISSIONE:
– DOMENICA
La domenica è della casa delle donne. Si parte con LeMichel alla guida del Qubo, allegro e spericolato come mai prima, Giorgio davanti e Wolderufael, Andom, Letay ed io dietro.
Arriviamo e da fuori il primo impatto è notevole; due alberi sbucano da sopra il muro ed il classico “cancello di Quihà”è quasi austero nel suo geometrico apparire.
Le chiavi non aprono…poi si… e siamo nel cortile.
Giochi di ombre e luci, le porte aperte delle case, il lampadario nel salone. Il complesso è bellissimo e venerdì ci sarà l’inaugurazione ufficiale.
Sembra proprio che tutto sia andato per il verso giusto. Anche la Caffetteria è avanti nei lavori.
La sera a cena il brindisi è d’obbligo.
– LUNEDI’
Sorpresa niente bambini e quindi niente maestrina. E’ la settimana di festa invernale. Che tristezza non poter sfilare sotto la “curva” dei bambini che scandiscono “Ferengi, Ferengi, Ferengi” con la maestrina che sorride…
Incontriamo le donne che da domani andranno a pulire la casa in cui abiteranno. Con loro ci saranno otto figli ed anche un regolamento che possiamo consultare..in Tigrina..
E si comincia l’attività: Alberto in Ambulatorio, Giorgio, Bruno, Sergio, Giacomo in sala, Baba Mauro nella caldara di Makallè a raccattare materiali vari necessari ed io in Laboratorio.
Atsbah ed Asmelash, i tecnici di laboratorio, oggi hanno pure il test del corso da infermiere a Makallè ma riescono lo stesso a smaltire il carico notevole di prelievi e diagnostica del primo giorno di missione. Sempre con il sorriso.
– MARTEDI’
Le donne vanno alla casa, armate di spazzolone, stracci e detersivo e cominciano le pulizie. Ci sono tutte e cinque.
Dai loro visi sembra quasi non trasparire emozione o forse è la nostra presenza che le intimorisce. Letay, Mauro ed io siamo andati con loro ma rimaniamo per poco tempo. La seconda impressione è stata ancora più positiva: il cortile sembra già avere una sua storia all’ombra dei suoi due alberi…
A proposito, i tempi stanno cambiando: quando siamo scesi dalla macchina per entrare nella casa i bambini che erano sulla strada non ci hanno gridato dietro Ferengi ma Ciaina (china)…..
Ritornato in ospedale mi viene incontro il dr. Belai; è dimagrito molto ma sta decisamente meglio di tre mesi fa e mi sorride nel suo vecchio modo….
– MERCOLEDI’
Sembra che senza MOGOGO non si possa fare proprio niente da nessuna a parte e nemmeno alla casa delle donne. Il Mogogo è la piastra elettrica con cui si prepara la injera e quindi Mauro deve correre a Makallè e comprarne uno in tutta fretta.
Portiamo in pediatria e distribuiamo i vestiti per i bambini ricoverati. Loro ci guardano stupiti con i loro occhioni ben aperti. Quando usciamo apprendiamo che giovedì è festa e festa sarà con i pazienti ed il personale. Si mangerà, si canterà e si ballerà insieme. Giorgio ha prenotato il primo ballo con una donna di discreta stazza. Lo vedo in pericolo.
Nel frattempo alcuni di noi lavorano: sono stati fatti sette interventi di camera operatoria riuscendo a chiudere in tempo utile per il ritorno di infermieri e ferristi alle loro case a Quihà e Makallè
– GIOVEDI’
Al nostro ambulatorio cominciano a presentarsi casi clinici particolarmente impegnativi. Ci sembra che questo fenomeno possa essere la conseguenza della considerazione che la realtà locale ha del grado di competenza professionale delle nostre equipe chirurgiche ed il segno di una crescita di rilevanza della struttura nell’organizzazione sanitaria istituzionale del Tigrai.
Purtroppo però non ci sono ancora del tutto i presupposti organizzativi per farsi carico di casi clinici ad alta complessità e quindi siamo costretti a dirottarli verso la struttura di riferimento regionale: l’Ayder Hospital.
– VENERDI’
A mezzogiorno si inaugura ufficialmente la casa delle donne. C’è la cerimonia del caffè con i popcorn, l’ambascia; noi portiamo pizze con pomodori cipolle e berberè e bibite: Coca Cola, Pepsi, Mirinda. Con noi c’è il comitato di management dell’Hewo; oltre a Letay Belai, Atsbah il tecnico di laboratorio, la master di pediatria, il veterinario e tanti altri. E per la prima volta vediamo i figli delle donne; i bambini saltellano, si nascondono timidi dietro le gonne di mamma, mangiano con gli occhioni più aperti della bocca mentre le mamme si muovono ancora con circospezione in quello che sarà da oggi il loro spazio. Hanno già sistemato le loro cose nelle stanze ed il cortile sembra sempre più affascinante con tutte queste persone che parlano e sorridono insieme.
Dopo un’ora salutiamo tutte e tutti e torniamo all’ospedale. Il lavoro riprende. E c’è anche la sorpresa di una simulazione di emergenza sanitaria: quattro ambulanze in rapida successione portano dal vicino aeroporto malati critici. Viene testata la capacità della struttura di affrontare un emergenza critica. E con un po’ di confusione e di approssimazione ce la si fa. E’ così che si comincia a crescere…